Novelle italiane by Jarosław Iwaszkiewicz

Novelle italiane by Jarosław Iwaszkiewicz

autore:Jarosław Iwaszkiewicz [Jarosław Iwaszkiewicz]
La lingua: ita
Format: epub
editore: 21 Editore
pubblicato: 2014-01-14T22:00:00+00:00


Circa un mese dopo gli avvenimenti da noi descritti il consigliere Maliński era seduto di nuovo in punta di sedia davanti alla scrivania del direttore. Era uno di quei giorni in cui il capo si sentiva soprattutto un funzionario: i capelli lisciati all’indietro, ora non lasciava vagare lo sguardo sognante sui tetti dell’Hotel Angielski; frugava invece deciso le cartelle disposte di fronte a lui e apponeva secche ed energiche firme nelle lettere. Il consigliere si stava già disponendo a uscire quando il direttore si ricordò di qualcosa e chiese con voce annoiata: «E che n’è stato del nostro Congresso degli intellettuali europei? Si è poi svolto?».

«Sì, signor direttore.»

«Ci sono relazioni?»

«Ci sono tre rapporti.»

«Quali?» Maliński rovistò per qualche istante nella pila di documenti che teneva in mano. Li sfogliò ed estrasse alcune lettere.

«Eccoli» disse mettendo le lettere sul tavolo davanti al naso del direttore.

«Ora non ho tempo di leggerli,» si lagnò il direttore «mi dica lei cosa c’è scritto».

«Volentieri» rispose il consigliere riprendendosi i documenti. «Qui abbiamo il rapporto del nostro consolato di Firenze: contiene alcune citazioni dalla stampa locale, l’elenco preciso delle persone che hanno preso parte al congresso, il programma dettagliato delle sessioni e i testi delle relazioni ufficiali. La lettera del consolato è invece breve e, tra l’altro, contiene questa frase: ‘La delegazione polacca composta dal professor Cieliński, storico, dal giovane scrittore Emanuel Krasowicz e dal musicista Tadeusz Luśniak durante i lavori del congresso non si è distinta in nulla di particolare’.»

«Ah sì, eh?» disse il direttore. «E gli altri rapporti?»

«Ci sarebbe il rapporto del professor Cieliński.»

«E cosa scrive?» «Quello che scrive di solito in questi casi. Sopravvaluta il significato del congresso e gli attribuisce una troppo intensa coloritura politica. Ritiene che certi sintomi che ha rilevato durante i lavori lo autorizzino a trarre conclusioni radicalmente pessimistiche. In una parola catastrofiche.»

«Avrebbero dovuto lasciare a noi le conclusioni, in qualità di esperti» disse il direttore con un sorriso.

«Nelle prove addotte dal professore è difficile cogliere i segni di ‘certe contrazioni che precedono il decesso’, come scrive. Nonostante il nostro occhio più avvezzo…»

«E cos’altro ancora?»

C’è ancora una lettera del signor Luśniak da Parigi. Questi invece riassume il contenuto dei suoi interventi – ha preso due volte la parola durante i lavori – mette in rilievo il ruolo che ha avuto, si loda. Un lettera disinvolta e non priva di errori ortografici. Come se non bastasse quei signori hanno candidato Cracovia per l’organizzazione del prossimo convegno dell’Associazione degli intellettuali europei, di modo che abbiamo dovuto acconsentire con un telegramma.»

«Male» brontolò il direttore. «E quell’altro? Il terzo, quella sua bella trovata, come si chiama… Krasowicz.» Il consigliere Maliński guardò diffidente il direttore, che senza cerimonie spostava sulle sue spalle il peso della sua idea infelice e disse: «Questo è il peggiore di tutti. Non solo non ha scritto alcun rapporto ma non è proprio tornato. Ieri l’altro è venuta qui sua madre chiedendo se il ministero non sapesse che ne è stato di lui».

«Mmm, questa è la cosa peggiore» sibilò il direttore. «Questa non le è proprio riuscita, signor Maliński.



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